Lavoro per Giovani
Qual è il Miglior Lavoro per Giovani?
Ci sono 2 parole in particolare che al giorno d’oggi, in tempo di crisi, non vengono mai usate insieme se non per evidenziare uno dei più grandi problemi dell’Italia:
LAVORO e GIOVANI.
Anche provando a pronunciarle insieme si fa quasi fatica, come se fosse la loro stessa natura a tenerle lontane: lavoro giovani…
… In effetti suonano abbastanza male!
Eppure, anche se oggi sembra non esserci molta “sintonia” tra le due categorie e per i giovani di questi tempi le prospettive di lavoro in Italia sono più grigie che mai, come in ogni crisi ci sono delle opportunità incredibili per chi è in grado di coglierle.
La massa ovviamente continua a seguire i suggerimenti di nonni e genitori, cresciuti in un contesto completamente diverso da quello attuale e abituati a degli schemi che semplicemente non funzionano più.
Una volta bastava conquistarsi il famoso pezzo di carta all’università per essere qualcuno e avere la strada spianata nella vita.
Con un contratto di lavoro qualsiasi andavi in banca e ti davano un mutuo per comprarti casa, e da lì il passo per mettere sù famiglia era praticamente immediato!
Oggi tutto questo desiderio di sposarsi e fare figli probabilmente non è un’urgenza sentita come allora, ma potrei scommettere che se sei un giovane d’oggi preferiresti avere la possibilità di scegliere se comprarti casa o meno, piuttosto che essere costretto ancora nella tua vecchia cameretta da mamma e papà per mancanza di contante.
“Tanto tempo fa” – ma neanche troppo – il lavoro per i giovani era la quotidianità già a partire dai 5-6 anni.
Appena eri in grado di sostenere un qualsiasi tipo di compito manuale, ecco che finivi a scavare, trasportare, mungere, zappare, tessere, riparare e a fare tutte quelle cose allora indispensabili per il sostentamento della società.
I più fortunati, principalmente nati in famiglie borghesi o aristocratiche, erano invece destinati a studiare sui libri come governare il mondo di domani. E alcuni di questi non solo ci sono riusciti, ma lo hanno anche fatto bene!
Penso a soprattutto a quelli che sono partiti da zero, senza particolari vantaggi familiari, e hanno creato degli imperi letteralmente dal nulla.
Peccato che dall’altro lato, la maggior parte dei politici e capi d’impresa ad un certo punto abbia miseramente fallito la propria missione!
Se adesso la società è in crisi è perché non ha saputo rinnovarsi dando ai giovani la possibilità di correggere e migliorare gli schemi di una volta.
Si dice che ogni allievo debba superare il proprio maestro, e questo è insito non solo a livello scolastico, ma in ogni aspetto della natura.
Ad alcuni piace chiamarla EVOLUZIONE.
Al contrario i vecchi capi della nostra società, forse colpiti da un delirio di onnipotenza, anziché farsi aiutare dalle nuove generazioni a fare un ulteriore passo verso il futuro, hanno voluto tenere tutto per sé, costringendo decine di migliaia di talenti a fare i disoccupati con lode nelle loro case.
Il prezzo di questa scelta, ahimé, è stato così caro che a pagarne le conseguenze siamo stati tutti.
Come? Te lo spiego con un esempio.
Prova ad immaginare per un solo istante una città in fase di ricostruzione nel dopoguerra: tutto è ancora semi-distrutto, per cui tutto è ancora da fare.
In una via appena tornata alla vita apre un bar che, dall’oggi al domani, inizia a servire caffè e colazioni agli abitanti di zona.
Passano alcuni anni e accanto al primo bar ne apre un secondo.
Per fortuna nel frattempo la via si è progressivamente popolata, così entrambi i bar lavorano quanto basta per mandare avanti gli affari.
Passano altri anni, la via e il quartiere sono ormai saturi visto che tutte le palazzine nuove che erano stato costruite sono ormai abitate, ma i bar sono diventati 4.
Ognuno di loro serve lo stesso caffè espresso, gli stessi cornetti e gli stessi tramezzini, per cui infiamma la cosiddetta “guerra del prezzo” per spuntare quel centesimo in più della concorrenza nella speranza di accaparrarsi la clientela.
Il capo-famiglia che gestisce il primo bar, quello riconosciuto dal quartiere come tradizionale e ancora il più frequentato, si lamenta che c’è la crisi e che non ci sono più i guadagni di una volta.
Il figlio maggiore, ormai diventato un giovanotto, prova a suggerire al padre nuove idee per differenziare il bar dagli altri 3, migliorare le vendite e dare un motivo concreto ai clienti per preferire il loro locale alla concorrenza, ma il babbo dall’alto della sua trentennale esperienza gli ribadisce che qualsiasi strategia di marketing o altre diavolerie non sarebbero servite a cambiare le cose.
Poi, un giorno, la vecchia merceria che faceva angolo viene rilevata e trasformata in uno degli oltre 20.000 punti della nota catena “Starbucks Coffee” e tutti i bar della via falliscono in pochi mesi, incluso il capostipite.
Morale della favola?
In un mercato sempre più competitivo è fondamentale evolversi e per fare questo l’apporto dei giovani, portatori di nuove idee e figli di quello stesso mercato, è assolutamente vitale per la sopravvivenza.
Far capire questa cosa apparentemente semplice ai grandi, nonostante le loro lauree e la loro luminare intelligenza, soprattutto in Italia sembra essere una cosa abbastanza difficile.
O forse dovrei dire una missione (quasi) impossibile.
Quindi, tornando a noi, in un contesto così chiuso quale può essere il miglior lavoro per i giovani?
Proviamo innanzitutto ad elencare le caratteristiche che dovrebbe avere un lavoro per giovani ideale.
LAVORO GIOVANI:
- stimolante
- gratificante
- divertente
- ben retribuito
Possono sembrare tutte cose molto scontate, ma tra stage gratuiti, interminabili turni di lavoro incollati ad uno schermo e interi anni della propria vita trascorsi nei call center a fare telefonate a freddo – per ricevere in cambio tonnellate di insulti dai clienti –, ti assicuro che tantissimi giovani sputerebbero sangue per un impiego di quel genere.
Quando ero ragazzo sognavo di fare lo scrittore, ma sapevo benissimo che non sarebbe stato affatto semplice “campare” di libri o articoli e temevo il giorno in cui avrei messo piede fuori dall’Università per l’ultima volta, ormai ufficialmente pronto per iniziare a (soprav)vivere nel pianeta dei grandi.
Amavo l’idea di essere libero di lavorare in giro per il mondo, senza restrizioni di tempo e spazio, con la possibilità di comunicare potenzialmente con centinaia di persone al giorno attraverso le parole che scrivevo.
Al contrario, la prospettiva di essere rinchiuso in un ufficio controllando l’orologio in attesa di timbrare il cartellino mi sembrava agghiacciante…
Un’estate mi ero messo in testa di sfruttare la pausa didattica all’Università per mettermi un po’di soldi da parte, così ho iniziato a rimuginare: lavoro giovani… Lavoro giovani… Uhm…
Non mi veniva in mente nulla, finché un mio amico se ne esce con l’idea di andare a Londra a fare il barman e, da lì, la mia vita è cambiata completamente.
Lavoro Giovani: fare il Barman
Ero partito con l’idea di godermi un’estate diversa e mi sono ritrovato con una professione in mano che strapagava per divertirmi.
Ogni sera conoscevo persone nuove, chiacchieravo con ragazze bellissime, scherzavo con imprenditori come fossero stati i miei migliori amici e mi arricchivo di ogni singola interazione avuta.
In poche settimane avevo posto le basi per una carriera che non solo mi stava dando uno stipendio da capogiro per essere solo un ventenne, ma soprattutto mi aveva fatto dimenticare il terrore di non trovare lavoro.
Sin dal primo cocktail che ho servito e il primo sorriso che ho ricevuto in cambio, ho capito che i drink sarebbero potuti essere il mio modo di comunicare col mondo e che avrei potuto fare quel lavoro ovunque lo desiderassi: Inghilterra, Italia, Spagna, Stati Uniti, Germania, Francia, Dubai, Maldive, Australia…
Con il passare delle settimane mi sono appassionato come non mai alle tecniche di miscelazione, alle ricette cocktail e alla conoscenza delle materie prime tra i vari distillati e liquori, entrando in contatto con un mondo infinito e tremendamente affascinante.
Dopo circa un mese da quando ero stato assunto a Londra, il General Manager del locale in cui avevo iniziato a lavorare mi promosse a Supervisor, mentre il mio diretto superiore sarebbe diventato a sua volta Bar Manager di un nuovo punto vendita della catena della compagnia…
Le prospettive sembravano più rosee che mai!
Avevo vent’anni e per la prima volta sentivo il mondo ai miei piedi.
Finalmente avevo capito che il futuro non dipendeva solo dalla fortuna e che avevo il potere di plasmarlo come volevo.
Avrei potuto intraprendere la carriera del barman e perché no, nel frattempo continuare a scrivere, coltivando il mio sogno senza ridurmi a vivere sotto un ponte o a casa dei miei genitori.
Ero libero di scegliere come vivere.
Da quell’estate a Londra è passato molto tempo e oggi sono un imprenditore con aziende in diversi settori, ma in tutti questi anni ho continuato a portare avanti quella che molti definirebbero una fantasia adolescenziale, finendo per pubblicare i miei primi libri.
Come si suol dire, mentre sogni la vita va avanti, ma come tanti ho creduto nel MIO sogno fino a renderlo realtà.
Quello che so per certo è che se non avessi scelto di lavorare come barman la mia vita non sarebbe com’è adesso e, nella peggiore delle ipotesi, mi sarei ritrovato a continuare a fare un lavoro stimolante, gratificante, divertente e ben pagato – che tra l’altro mi manca da morire!
Ci sono tanti tipi di lavoro per giovani al giorno d’oggi, ma tra tutti, per esperienza mia e delle persone che ho conosciuto nella vita, ritengo che quello del barman sia decisamente il migliore.
Magari può non essere la soluzione giusta ai tuoi problemi, o magari sì.
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Crescere e aiutare gli altri a crescere, sempre.
Ilias Contreas
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