Cocktail Infuocati
E le Cose da Evitare se vuoi prepararli senza finire male
Mettiamo subito le cose in chiaro: come ogni barman o ex-barman al mondo, anche io subisco il fascino ammaliante del fuoco e dei cocktail infuocati come il celeberrimo Blue Blazer!
Come si fa a non restare a bocca aperta davanti ai colori, al calore e alla sensazione di pericolo che solo il fuoco può regalare?
Quindi, lungi da me desiderare che il Blue Blazer o altri cocktail flambé spariscano dai banchi bar, ma diciamocelo: a volte c’è qualche collega che esagera un “pochino”..!
Proprio alcuni giorni fa mi è capitato di leggere un articolo su internet che intitolava così:
Barman arrestato per aver dato fuoco a 3 clienti!
Il malcapitato altri non è che un bartender di Malta che, evidentemente, ha perso il controllo della situazione durante uno spettacolo col fuoco nel locale in cui stava lavorando.
A quanto pare, per impressionare la platea questo ragazzo ha dato fuoco all’intero bancone, finendo con il mandare all’ospedale 3 dei suoi clienti – di cui 1 pare sia piuttosto grave!
Ora non voglio rischiare di terrorizzarti, ma come in tutte le cose è importante mantenere la giusta misura.
Personalmente non sono mai stato un patito della preparazione di cocktail infuocati, soprattutto da quando ho preso in gestione i miei primi locali – con tutte le responsabilità e i rischi che ne conseguono -, ma quando ero molto, molto, molto giovane non di rado finivo a bere “shottini” e altri cocktail infuocati, per poi pentirmene amaramente.
Alzi la mano chi non ha mai bevuto un B52 cocktail flambé!
Se sei tra quei fortunati che non sono mai incappati nel fratello minore dell’originale B52 cocktail, sappi che la versione mini può essere molto più pericolosa di quella grande, soprattutto se infuocata!
La ricetta è praticamente la stessa in dosi ridotte:
- Kahlua o altro Liquore al caffè;
- Baileys o altra Crema di Whiskey;
- Grand Marnier come top;
E ovviamente il fuoco (a scelta, in teoria).
Il Grand Marnier, talvolta sostituito dalla Vodka o direttamente dall’alcol puro, ha il poco onorevole compito di fare da carburante per la fiamma innescata dal barman di turno.
Scenico? sì.
Buono? Dipende dai gusti.
Fa male alla salute? Preferisco non rispondere. 🙂
Diciamo solo che l’alcol già di per sé non è esattamente un medicinale e che alzarne la temperatura non aiuta l’organismo umano ad “accoglierlo” adeguatamente.
In fin dei conti, però, la cosa importante è che lo shot venga bevuto in pochi secondi – prima che il bicchiere vada in frantumi per il calore – e che si ricordi al cliente di spegnere il fuoco prima di mandare giù il b52 cocktail flambé – Rimarresti stupito dal sapere QUANTE persone effettivamente NON lo fanno!
Ho perso il conto delle volte in cui ho sentito raccontare di clienti che si erano dati fuoco ai capelli, alle sopracciglia, ai vestiti o addirittura al chihuahua nella borsetta, per poi correre in questura a fare denunce e richiedere sontuosi risarcimenti.
La regola madre, anche in questi casi, è:
Non dare mai nulla per scontato, o te ne pentirai amaramente
– e potresti fare la fine del barman maltese.
Tuttavia non tutti i cocktail infuocati sono delle calamite per disastri e denunce come il caloroso piccoletto di cui ti ho appena parlato.
All’inizio di questo articolo ho accennato al Blue Blazer cocktail, un vero e proprio simbolo della mixologia passata e moderna reso famoso dall’intramontabile Professor Jerry Thomas.
Per preparare il Blue Blazer cocktail il barman deve prendere due boccali:
dopo aver versato del bourbon whiskey in un boccale e acqua bollente nell’altro, da fuoco al bourbon con un fiammifero o un accendino – creando una fiamma di colore blu da cui il nome “Blue Blazer” – e mentre questo arde lo travasa da un boccale all’altro facendolo mescolare con l’acqua.
Questa particolare tecnica di miscelazione prende il nome di Throwing e serve ad ossigenare il drink, ma in casi come questo travasare più volte il liquido infiammato da un boccale all’altro è anche un modo molto scenico per interagire con il cliente.
Maggiore è la distanza tra i due boccali durante il throwing e più lunga è la bellissima fiamma azzurra per ottenere il cosiddetto effetto “WOW” sul pubblico.
Non a caso questo cocktail flambè viene da molti considerato come il capostipite del flair, la tecnica di spettacolarizzazione acrobatica del lavoro al bancone.
Di fatto preparare un Blue Blazer cocktail è potenzialmente pericoloso solo per il barman (o la barlady) dal momento che il drink viene servito al cliente già “spento”.
L’unico accorgimento che si può prendere è quello di utilizzare dei guanti per proteggere le mani le prime volte che si fa pratica con questa particolare ricetta, ma una volta presa confidenza il rischio è ridotto al minimo, tant’è che anche duranti i corsi barman “Vintage” alla MIXOLOGY Academy tutti gli allievi (e le allieve) si allenano sul Blue Blazer.
Ricapitolando, le cose da evitare se non vuoi beccarti una denuncia sono:
- Dare fuoco al bancone
- Servire al cliente cocktail infuocati
Mentre quello che puoi fare con la dovuta attenzione e pratica pregressa è:
- Preparare cocktail infuocati da servire spenti
Mi sono risparmiato di inserire nella lista “sputare fuoco dalla bocca mentre si sta lavorando al bar”, ma voglio augurarmi che, se sei arrivato a leggere fino a qui, ti sia abbastanza chiaro che se non sei un esperto circense e non vuoi finire dritto al gabbio è meglio che lasci perdere.
Dopo oltre 15 anni nel settore spero che le mie esperienze possano essere utili ad evitarti la galera, ma ovviamente sei libero di prendere i miei consigli e chiuderli nel cassetto.
Di certo non sono stato io il prima a suggerire di “non scherzare col fuoco” e credo che non sarò nemmeno l’ultimo. 🙂
Se invece vuoi imparare le tecniche di miscelazione Vintage e la corretta preparazione di cocktail infuocati come il Blue Blazer, ti invito a dare un’occhiata al percorso di formazione professionale per diventare un > Vintage Mixologist <!
Crescere e aiutare gli altri a crescere, sempre.
Ilias Contreas