Perché se la stanno prendendo con i locali (e non solo)

Locali Chiusi

Perché se la stanno prendendo con i locali (e non solo)

 

Ciao, come stai?

La risposta che ricevo a questo tipo di domanda, più o meno da Marzo dello scorso anno è “Potrebbe andare meglio.” Ci fosse UNA persona con cui scambio quattro chiacchiere che mi dice qualcosa di diverso.

Alcuni sono parcheggiati in cassa integrazione, altri sono in cerca di lavoro in un contesto che sicuramente non aiuta né il nostro né tantissimi altri settori, mentre quelli che potremmo definire “i più fortunati” vanno avanti per la loro strada, ma magari hanno visto i propri obiettivi al ribasso a causa della situazione in cui tutti noi ci ritroviamo.

D’altronde stiamo affrontando un virus senza precedenti che ha scombussolato il nostro modo di vivere.

L’unica cosa che non mi torna – a me come probabilmente a tanti altri – è l’accanimento che la politica italiana sta mostrando verso il settore dei locali e della ristorazione in generale. Sì, perché qui non si sta condannando la pericolosità delle discoteche dove è obiettivamente difficile far mantenere il distanziamento raccomandato alle persone, ma di qualsiasi posto in cui si possa bere o mangiare “oltre le 18:00”, o addirittura a qualsiasi ora a seconda del colore della zona in cui ti ritrovi.

In pratica, in Italia, ci viene detto che andare al ristorante o al bar è “pericoloso”, mentre affollarsi al supermercato, nei centri commerciali o negli autobus a qualsiasi ora del giorno va più che bene. Lì il virus non si diffonde.

Lo stesso CTS (Comitato Tecnico Scientifico) che si dovrebbe occupare di definire cosa si può e cosa non si può fare, una volta che sono stati desecretati i suoi rapporti – che per qualche strana ragione per mesi non sono stati accessibili ai cittadini – aveva detto che andare al ristorante o al bar non era una cosa da vietare, purché si rispettassero determinate regole:

  • mascherine (in piedi)
  • gel igienizzante all’ingresso
  • distanziamento tra i tavoli e i posti, con relativa riduzione del numero di persone che possono stare contemporaneamente nel bar/ristorante

D’altronde, è abbastanza logico che in un locale con il tavolo che fa da distanziatore sia molto più difficile avvicinarsi a qualcuno oltre una certa soglia, al contrario di quanto accade continuamente e quotidianamente nelle Metro o negli autobus di tutta Italia, non trovi?

Eppure la linea che detta le regole stabilite dal Governo per proteggerci da questa pandemia non segue questa logica, ma un’altra.

L’obiettivo non è limitare o chiudere le attività effettivamente pericolose, o ad oggi non si starebbe parlando di vietare anche l’asporto dopo le 18:00 – della serie, non puoi nemmeno ritirare una busta in un negozio per portartela a casa se dentro c’è una bibita o del mangiare… Ma se ci sono dei vestiti o la spesa non c’è problema, anche dopo le 18:00..! Follia!

Il vero scopo che c’è dietro a tutta questa storia è di spingere le persone a isolarsi (e deprimersi) a casa.

Non è un caso che siano state attaccate anche le palestre, le piscine, i cinema, i teatri e tutti quei luoghi in cui le persone possono divertirsi e sentirsi vive.

Non è più una questione di quante persone possono stare in un locale, né di quanti pannelli divisori in plexiglass devono esserci tra i vari tavoli, né di misurare la temperatura ai clienti, né di applicare rigidi protocolli sanitari.

A CASA.

 

E basta.

Non sono mai stato un fan della politica di questo o quell’altro partito, non me ne è mai fregato niente, forse sbagliando, ma da sempre mi porto dentro una sensazione sgradevole rispetto a certe cose che da anni succedono in Italia. Avendo viaggiato molto e anche vissuto all’estero, il confronto il più delle volte è stato impietoso nei confronti di una terra che amo e di cui ho nostalgia.

Alla fine mi sono ritrovato a trasferirmi all’estero stabilmente e, in tutta onestà, per quanto mi manchi vedere ogni giorno i miei collaboratori e poter incontrare spesso la mia famiglia o alcuni amici, non tornerei mai indietro. A maggior ragione dopo le cose che sono accadute negli ultimi mesi.

Dove vivo io, in Costa Rica, posso andare a cena al ristorante e bermi un cocktail 7 sere su 7. E’ vero che c’è il coprifuoco anche qui, ma stando ai tropici la giornata inizia alle 6 del mattino e finisce molto presto, per cui le attività aperte dopo quell’orario già prima della pandemia si contavano sulle dita di una mano.

Non serviva di certo tutta questa storia per far tornare le persone a casa ad una certa ora dal momento che qui, alle 8:00 di sera, già svieni dal sonno! Se vuoi un Mojito, ha molto più senso berlo nel pomeriggio, magari mentre ti godi un bel tramonto in spiaggia a pochi passi dall’Oceano…

Immagino che le mie parole ti facciano un po’ rabbia, d’altronde di questi tempi non solo in Italia fa un freddo cane e piove un giorno sì e l’altro pure, ma poter uscire – senza mascherina – e andare a cena o a bere un drink è un lontano ricordo. E la cosa fa arrabbiare anche me, perché evidentemente non c’è un motivo razionale per cui tu non possa fare le stesse cose che faccio io in Centro America, anche se senza vista sull’Oceano.

Quello che ti voglio far notare è che io ho fatto una scelta di vita consapevole e nessuno dice che tu non possa fare altrettanto.

Avendo delle aziende tra Roma e Milano, rendere possibile il mio trasferimento all’estero ha richiesto dei grossi sacrifici, una mole immensa di lavoro e il supporto costante del mio socio Luca e dei miei collaboratori, ma tu probabilmente non hai tutte le responsabilità e gli impegni che legano me all’Italia, o forse mi sbaglio?

Se tu domani volessi partire per trasferirti da qualche parte, oltre al salutare i tuoi cari e dare il preavviso per l’appartamento o la stanza in affitto, quanti problemi grossi avresti da gestire?

Mi rendo conto che lasciare la propria casa non è un decisione semplice da prendere, ma se in Italia sembra così evidente il voler attaccare il modo di vivere delle persone e, di conseguenza, settori fondamentali come quello in cui lavoriamo noi – a titolo di cronaca il ramo della ristorazione rappresenta il 10% del Prodotto Interno Lordo nazionale, una cosa tutt’altro che banale -, chi te lo fa fare di aspettare chissà quanto altro tempo prima che le cose tornino alla normalità?

Qui non si tratta di decidere se fare il cameriere, il gelataio, il pizzaiolo o il cuoco anziché il bartender perché siamo tutti sulla stessa barca. E siccome non credo che tu sia disposto a scambiare una carriera nel mondo dei locali con il posto da cassiere al supermercato o di “shop assistant” da Zara, ti faccio questa domanda:

Quanto altro tempo vuoi aspettare?

A 20 anni, senza essermi neanche formato, ho preso e sono partito all’avventura per Londra. Oggi senza fare un corso non mi assumerebbero nemmeno come lavabicchieri, ma so per certo che se avessi avuto 20 anni nel 2021, mi sarei guardato intorno per cercare un paese in cui vivere liberamente la mia vita e in cui poter coltivare una professionalità stimolante.

L’Inghilterra è in lockdown?

Pazienza, posso sempre andare da qualche altra parte in cui i locali possono lavorare, seppur con qualche restrizione tipo le mascherine o magari una chiusura anticipata a mezzanotte o le dieci di sera, con un’intera giornata a disposizione per macinare clienti.

Le località più adatte in cui lavorare come bartender al giorno d’oggi sono proprio quelle tropicali in cui fa caldo (cosa che limita ad esempio le stagionalità influenzali, come sta succedendo da Ottobre in Europa, e i rischi legati ai contagi) e i locali sono per lo più all’aperto, magari proprio sul mare (altro fattore che non favorisce affatto la contagiosità virale).

In questi contesti la diffusione del virus è generalmente limitata, come succede anche dove vivo io, e questo fa sì che ci sia meno paura da parte delle istituzioni a lasciare che le persone vadano a mangiare e bere fuori.

Inoltre, come bartender potresti lavorare dalla mattina fino alla prima serata, preparando analcolici tropicali e caffé shakerati durante la colazione e cocktail dall’ora di pranzo in poi, senza il rischio di restare fregato da eventuali chiusure prima della mezzanotte.

Dando un’occhiata su internet alle nazioni in cui i locali possono fare il loro lavoro, ne ho trovati alcuni davvero interessanti.

 

THAILANDIA

Ad oggi in Thailandia i locali non hanno restrizioni, per cui i bartender possono lavorare così come facevano fino al Febbraio 2020. Questo è uno di quei posti in cui fa caldo tutto l’anno e, a parte la stagione delle piogge, è sempre un buon momento per lavorarci, soprattutto nelle zone più a sud e orientali.

Credo che le foto che si trovano su internet bastino da sole a commentare quante meraviglie nasconda la Thailandia, attirando orde di turisti da tutto il mondo. Tra resort di lusso, alberghi, bar e ristoranti con servizio cocktail, le opportunità di lavoro di certo non mancano per un professionista scaltro, e il fatto di servire da bere soprattutto agli stranieri favorisce la possibilità di arrotondare con le mance. Come sempre, il locale in cui andrai a lavorare sarà fondamentale per stabilire con che tipo di clienti (e portafogli) avrai a che fare.

L’unica pecca, al momento, è che per entrare in Thailandia sono richiesti 14 giorni di quarantena, il che non è esattamente il massimo per i turisti che possono comunque decidere in quale albergo trascorrere il proprio isolamento, magari di fronte ad una spiaggia paradisiaca… Non credo che sia la fine del mondo, insomma..!

D’altro canto, puoi fare subito richiesta in Ambasciata per un visto di 1 anno (successivamente estendibile) che ti permetterebbe di lavorarci legalmente, invece di accontentarti del classico visto di 90 giorni per i turisti che ti costringerebbe a cercare solo dei lavori in nero – almeno finché non regolarizzi la tua posizione con l’ufficio immigrazione.

 

EMIRATI ARABI

Dubai, così come Abu Dhabi, è tra le mete turistiche maggiormente in crescita degli ultimi anni. Lì i ristoranti e i bar non hanno (in questo momento) restrizioni se non le classiche norme sanitarie sul distanziamento e l’igiene delle mani.

Per entrare negli Emirati è necessario fare un test per il virus entro 72 ore dalla partenza, ma quanto meno è scongiurato qualsiasi tipo di quarantena una volta che sarai atterrato. Non so se ti è già capitano di visitare una di queste vere e propria oasi nel deserto, ma è semplicemente straordinario quello che sono riusciti a costruire negli ultimi 15 anni e c’è da scommettere che il turismo, a braccetto con la ristorazione, continueranno a fare numeri molto importanti.

Gli Emirati sono particolarmente noti per il tasso di super ricchi che ci vivono e ci viaggiano, emiri in special modo (neanche a dirlo), oltre al fatto che Allah avrebbe benedetto queste terre con il petrolio giustificando, così, la totale assenza di tasse… A quanto pare non ne hanno bisogno! Insomma, è un posto in cui la maggior parte delle persone se la passa piuttosto bene, per cui entrare nel locale giusto può portarti davvero grosse soddisfazioni a livello economico.

A proposito di lavoro, per farti assumere legalmente a Dubai o Abu Dhabi avrai bisogno di un visto specifico. Questo significa che non puoi andare in vacanza e inziare a lavorare in nero (come si fa in tante parti del mondo) per regolarizzare la tua posizione in un secondo momento, ma devi necessariamente fare i documenti che servono prima di prendere l’aereo: tradotto, devi trovare un albergo o locale che ti assuma a distanza, il che è tutt’altro che una cosa rara visto che, proprio l’altro giorno, Bartender Job ha pubblicato un nuovo annuncio per fare il bartman a Dubai.

“Stay tuned” e cerca tu stesso altri annunci o candidati presso qualche azienda da sogno, ne troverai parecchie!

 

MESSICO

Il Messico è completamente aperto al turismo in questo momento ed è un’altra di quelle località in cui molti sognano di ritrovarsi a bere cocktail con l’ombrellino mentre si abbronzano in una spiaggia dalla sabbia candida…

Dalle rovine Maya di Tulum al Mar dei Caraibi che costeggia città come Cancùn e Playa del Carmen, la penisola dello Yucatan offre davvero molte possibilità sia ai viaggiatori in cerca di relax ed avventura, sia a te come bartender in uno dei tanti locali e alberghi a disposizione.

Proprio lo Yucatan, così come la regione Quintana Roo, sono nella cosiddetta zona arancione in cui bar e ristoranti devono mantenere una capienza ridotta al 60% rispetto al normale, ma possono ovviamente continuare a lavorare – come dovrebbe essere secondo il mio modestissimo punto di vista: limitato sì per evitare di concentrare troppe persone nello stesso spazio contemporaneamente, ma vietato no!

Per lavorare legalmente in Messico dovresti fare un visto ad hoc, il che significherebbe farti assumere a distanza prima del viaggio, ma viene data la possibilità di entrare nel paese come turista e fare richiesta di un visto di residenza temporaneo nel momento in cui si dovesse ricevere un’offerta di lavoro sul posto.

Quindi, se trovi qualcosa dall’Italia è meglio, ma potresti anche decidere di cercare in loco il posto ideale in cui portare avanti (o magari iniziare) la tua carriera professionale da bartender.

 

SINGAPORE

Singapore è un piccolissimo paese che sta in punta alla Malesia, in estremo oriente. Nel momento in cui scrivo i locali sono aperti, mentre la vendita di alcolici è vietata dopo le 22:30.

Come turista puoi andare a Singapore, ma al momento è prevista una quarantena di 14 giorni che potrai trascorrere in albergo. Alcune Nazioni – tra cui non c’è l’Italia – hanno un programma universitario riconosciuto a Singapore che può permettere ai loro studenti di fare il Work Holiday Pass, una sorta di vacanza studio, ma in quanto italiano dovrai trovare lavoro prima di andare a Singapore, magari attraverso un colloquio online che di questi tempi è sempre più nella norma.

Per la cronaca, a Singapore ci sono dei locali pazzeschi in cui sono stato personalmente e, a dispetto di un costo della vita più alto che in Italia, gli stipendi medi sono molto, molto più alti rispetto ai nostri.

Provare per credere!


Quelli che ti ho elencato sono solo alcuni dei posti in cui è possibile lavorare, ma ce ne sono molti altri che potrebbero rivelarsi ancora più accattivanti per te e adatti per un cambio di vita.

La cosa importante che devi tenere presente è di controllare eventuali novità dal punto di vista delle restrizioni sanitarie, ma come dicevo diverse righe fa: più il posto è caldo e maggiore è l’incidenza del turismo nell’economia locale, e minore sarà la probabilità che quello stesso paese si privi di una così importante fonte di benessere per la popolazione.

Dall’altro lato ci sono anche paesi “freddi” come la Svezia, la Danimarca e la Norvegia in cui le restrizioni ai danni dei ristoranti sono altrettanto lievi, ma magari di questo tipo di mete te ne parlerò un’altra volta anche per portarti maggiori dettagli sulla possibilità di entrarci e lavorarci in maniera legale.

Tutte le informazioni che ti ho dato sono state raccolte da me e da alcuni miei collaboratori in Accademia che mi hanno aiutato a trovarle sul web da fonti attendibili, ma se c’è un posto in cui avresti sempre voluto andare (che non è su questa lista), nulla vieta che tu possa fare una ricerca in autonomia per vedere se sussistono le condizioni per trasferirti. O forse puoi rispondere a questo messaggio per dirmi se sei tu a conoscere altri paradisi perfetti per lavorare come bartender in questo momento! 🙂

Se non hai ancora iniziato un percorso di formazione professionale, allora non pensare di dover partire “domani” perché avrai davanti più di qualche settimana – facilmente qualche mese, soprattutto se parti da zero – per prepararti come si deve studiando, allenandoti e diventando di conseguenza una risorsa preziosa per i locali in cui lavorerai.

A questo proposito, dal pulsante qui sotto puoi scaricare una Guida completa sul lavoro, la carriera e la formazione del barman che ti aiuterà a capire la strada più adatta a te per fare il grande salto in questo mondo, ovunque tu voglia andare!

Scarica la Guida Gratuita

 

Crescere e aiutare gli altri a crescere, sempre.

 

Ilias Contreas

Cofondatore di MIXOLOGY Academy

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